01-07-2022 ore 11:14 | Cronaca - Crema
di Andrea Galvani

All'ospedale di Crema il presidio in difesa della sanità pubblica, ‘una voce che grida nel deserto’

Davanti all’ospedale Maggiore di Crema è stato organizzato un presidio “in difesa della sanità pubblica”. La situazione non è positiva. Il personale sanitario è più che sfiduciato, è sfibrato, ridotto al lumicino. Apprezza il sostegno, la condivisione della problematica, ma la protesta, che pare non cogliere l’attenzione territoriale, evidentemente impegnata in altre faccende, è ormai ridotta ad un filo di voce: “la timidezza è un sentimento che non va a spasso con la realtà che ci stanno facendo vivere in questo momento storico”. L’epoca degli striscioni, degli inni, non è che un lontano ricordo: “ci vogliono eroi senza gli strumenti per svolgere al meglio le nostre professioni”, racconta una Oss, una operatrice socio sanitaria. Nella vita lavorativa di ogni settore è lampante la prevalenza del dato numerico al riconoscimento della professionalità, delle competenze e della dignità dei lavoratori: “una cosa sola non dobbiamo barattare con niente e nessuno”, riprende: “La nostra umanità e il desiderio di far emergere sempre la verità”.

 

Carenza di personale

Davanti agli ingressi dell’ospedale una manciata di persone tenta di intercettare i passanti. Consegnano un volantino e cercano di dialogare, rispettosi di chi abbassa lo sguardo; del resto l’ospedale è una struttura protetta, un luogo in cui si miscelano felicità e sofferenza. E per qualcuno è un momento duro. “La direzione ospedaliera si è mossa in ritardo, ma pare che abbiano contattato l’azienda sanitaria di Lodi e chiesto in prestito qualche psichiatra. Sembra che abbiano dimezzato i posti letto del reparto, da otto a quattro. Sembra perché dall’ospedale non arriva nessuna comunicazione. Spero che riescano a risolvere il problema per il bene delle persone. I pazienti psichiatrici hanno bisogno di particolare attenzione, non è possibile scaricare tutto sulle famiglie. La situazione, comunque, era nota da tempo. La carenza di personale non è una novità. Il primario Maffini è in pensione da più di un anno, ormai. A breve un’altra persona lascerà l’incarico. Soprattutto nel pubblico non si scopre dalla sera alla mattina che le persone andranno in pensione”.

 

Il diritto alla salute

“I bambini della neuropsichiatria infantile ora sono seguiti da Brescia. Il problema vero è difendere i servizi dell’ospedale, procedere con l’assunzione di medici e Oss, ma anche con la promozione ed il sostegno della medicina territoriale. La famosa casa di comunità (infausta l’idea di via Gramsci) dovrà pur funzionare e farlo nel migliore dei modi. L’importante è che nel territorio ci siano risposte ai cittadini, perché non siano costretti a rivolgersi ad altre città”. Gli esempi si moltiplicano, come le esperienze personali di persone “costrette” a rivolgersi altrove per sottoporsi a cure ed esami. “La gente, per avere diritto alla salute, deve migrare da qui. Vogliamo che la medicina territoriale venga potenziata e che ci sia una presenza sia ambulatoriale che di prevenzione in tutti i settori, dal lavoro alla scuola, per evitare le ospedalizzazioni quando non sono necessarie”.

 

La politica territoriale

Le problematiche della psichiatria sono viste come “la goccia che fa traboccare il vaso, vogliamo difendere la sanità pubblica, a scapito di quella privata, che è stata foraggiata alla grande e non solo da Formigoni”, ripetono alle persone che escono dal Cup. La partita dell’autonomia dell’ospedale di Crema non può passare sotto silenzio, non può essere accomodata. Beppe Bettenzoli, della segreteria di Rifondazione comunista, va al punto, cerca di pungere amministratori e colleghi: “Mi sembra che l’assemblea dei sindaci del cremasco e la risposta del territorio siano inesistenti. Missing. La politica, che dovrebbe occuparsi delle cose fondamentali per i cittadini, non è pervenuta. Noi, invece, oggi denunciamo le storture del sistema pubblico. Chi amministra città e comuni, chi è all’opposizione in regione deve farsi sentire”. Perché l’attuale sofferenza non si trasformi in un grido nel deserto.

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