Ridotto dallo stato clericale, don Mauro Inzoli si è opposto al provvedimento vaticano. Ad aprile la sentenza definitiva
Come annunciato da tempo l'ex parroco della Ss. Trinità di Crema ha presentato ricorso contro la riduzione allo stato laicale decisa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. La pena massima per un uomo di chiesa era stata comminata lo scorso 9 dicembre e sospesa in attesa del secondo grado di giudizio. Entro il 9 febbraio Inzoli avrebbe potuto fare ricorso, pertanto la sentenza definitiva dovrebbe arrivare entro aprile.
Canone 1720
La Diocesi, pena la scomunica, non può fornire né i dettagli né le motivazioni che hanno portato al provvedimento nei confronti di don Mauro Inzoli, ma il canone 1720 del Codice di Diritto Canonico riguarda casi specifici: profanazione dell’eucaristia, attentato al Pontefice, abusi sessuali su minori, assoluzione del complice, induzione ad atti turpi in confessionale.
Le indagini
La notizia del ricorso e della ferma volontà di monsignor Inzoli di opporsi con ogni mezzo alla riduzione dallo stato clericale non è certo nuova. Nei suoi confronti l'opinione pubblica si è espressa con durezza, anche se non sono mancati attestati di solidarietà, in particolare dal mondo legato a Comunione e Liberazione. E' peraltro confermato il fatto che la magistratura cremasca non sia rimasta con le mani in mano ma senza aprire un fascicolo nè iscrivere alcuno nel registro degli indagati, sia da mesi interessata alla vicenda e abbia rivolto le prime domande proprio a monsignor Cantoni. Gli inquirenti cremaschi, comunque, assicurano di non aver mai ricevuto denunce o segnalazioni di reati commessi da don Inzoli.
Il parere del sindaco
La questione continua a destare scalpore. Al sindaco di Crema, Stefania Bonaldi lo scorso 25 dicembre venne posta questa domanda: "La sentenza della Congregazione per la Dottrina della Fede ha appurato uno dei cosiddetti 'graviora delicta'. Crede corretto che la Chiesa non sia chiamata a fornire tutti gli elementi necessari alla magistratura italiana?". Il sindaco rispose: "Inutile dire che don Inzoli è lontano da sempre dalla mia cultura, questo è noto da molto prima che diventassi sindaco. Detto questo, credo sia indescrivibile dovere passare per certe strettoie, fatto salvo che ognuno deve rispondere per le proprie responsabilità. Gli italiani devono essere uguali davanti alla legge, ci sono genitori ed educatori rovinati da semplici sospetti infamanti, questo dice molto riguardo al mio punto di vista. Mi pare che il sacerdote abbia appellato il provvedimento, dunque attendiamo con rispetto e ci auguriamo che sia stato un abbaglio, per il bene di tutti. In caso contrario, spero sia lo stesso interessato a mettersi a disposizione della magistratura, è una questione di condivisione e di carità verso quei cittadini che in casi analoghi pagano il loro prezzo. Evitiamo anche l’accanimento, proprio per non innescare la mistica della persecuzione, che sarebbe letale, proprio perché impedirebbe a chi deve riflettere seriamente di farlo. Come già ho avuto modo di dire, sono sicura che quando il senso critico nei gruppi umani funziona bene e con coraggio, si dà una mano anche ai propri riferimenti, religiosi o politici che siano".