Caso Iori, depositate le motivazioni della sentenza: "condotta omicidiaria con irraggiungibile grado di efferatezza". Il primario condannato all'ergastolo e all'isolamento per 2 anni
La mattina del 21 luglio 2011, verso le ore 8.30, nella casa di via Dogali vennero scoperti i corpi senza vita di Claudia Ornesi e della piccola Livia, di 2 anni e 5 mesi. Il medico, nella constatazione di decesso, scrisse: “intossicazione da monossido di carbonio e probabile assunzione di farmaci (presenza di blister vuoti sul tavolo)”, lasciando "chiaramente intendere che si trattava con ogni probabilità di un suicidio della Ornesi".
"Irraggiungibile grado di efferatezza" Al termine del processo, il primario di oculistica dell'ospedale di Crema, é stato condannato all'ergastolo. Ora, nelle motivazioni alla sentenza depositate ieri, il presidente ed estensore Pio Massa descrive una "condotta omicidiaria con irraggiungibile grado di efferatezza, molto superiore a quella tenuta da chi, per fare un esempio, spara e uccide con una pistola o con il fendente di un coltello. Maurizio Iori non solo ha perfidamente ingannato persone che gli volevano bene, ma ha visto morire lentamente, davanti sè, l'innocente sangue del suo sangue e la povera Claudia. Aveva tutto il tempo per fermarsi, per tornare indietro ma non l'ha fatto ed è rimasto imperturbabile davanti all'agonia di due esseri umani che morivano per mano sua".
Unico disegno criminoso Secondo Massa "nessuna resipiscenza ha del resto mostrato l'imputato nel corso dell'intero procedimento penale e del processo, ma solo la spasmodica attenzione ad evitare il contraddittorio e a costruire a tavolino, dopo la lettura degli atti di accusa, una versione dei fatti - infarcita di falsità e menzogne - che potesse consentirgli di evitare la pena per i reati che ha commesso. Maurizio Iori è colpevole di due omicidi pluriaggravati e del reato di cui all'art. 367 c.p. – da ritenersi unificati dal vincolo della continuazione in quanto esecutivi d un unico disegno criminoso".
Le indagini Facciamo un passo indietro. Trovati i corpi e disposta l'autopsia, vengono attivate intercettazioni telefoniche - autorizzate del GIP - che coinvolgono "Iori e suo entourage, ma anche la famiglia Ornesi" e svolte le indagini "per individuare chi avesse venduto o procurato alla Ornesi le compresse di Xanax e, soprattutto, dove fossero state vendute bombole di gas e fornelli e chi li avessi acquistati": gli inquirenti - un lavoro sopraffino, il loro - scoprono che bombole e fornelli erano stati comprati da Iori in due centri commerciali non cremaschi, il Carrefour di Carugate e il Bennet di Pieve Fissiraga.
L'ordinanza cautelare in carcere Gli elementi probatori raccolti escludono che Claudia avesse mai manifestato intenzioni suicide, ma soprattutto confermano che "Iori si trovava nell’appartamento di Via Dogali con Claudia la sera del 20 luglio". Sulla base di questi elementi il GIP del Tribunale di Crema ritiene che vi fossero "gravi indizi di colpevolezza a carico dell’imputato". Il 13 ottobre del 2011 Iori viene raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere ed il suo studio in centro città perquisito.
Le richieste di riesame "Nonostante le richieste di riesame e i ripetuti appelli contro le ordinanze del GIP che negava la revoca o l’attenuazione della misura, il Tribunale del Riesame di Brescia si pronunciava sempre negativamente per l’imputato. In un caso la Corte di Cassazione, con sentenza 19/7/12, accoglieva il ricorso contro l’ordinanza di rigetto del Riesame (si trattava dell’ordinanza 7/2/12) rinviando per nuovo esame al Tribunale del Riesame di Brescia, ma anche in tale circostanza il Tribunale di Brescia, con provvedimento in data 2/10/12 (di poco antecedente l’apertura del processo in Assise) rigettava l’appello della difesa Iori".
"La reputazione da difendere" Claudia Ornesi conobbe Iori nel settembre del 2007 in occasione di una visita oculistica: qualche tempo dopo, intrecciata una relazione sentimentale, lo informò di essere rimasta incinta. Iori "le disse di non volere il bambino e le chiese di abortire, se non voleva rinunciare a lui. Iori giustificò la richiesta dicendole che aveva una reputazione da difendere e che se sua moglie l’avesse saputo, con il divorzio in corso, gli avrebbe portato via i figli. Claudia, però, non pensò minimamente all’aborto, decise di tenere comunque il bambino ed ebbe il pieno sostegno dei suoi familiari in questa sua scelta".
La massima riservatezza Il primario "non si fece più vedere per i primi due mesi di gravidanza. Si incontrarono al terzo mese ed in tale occasione, giacché Claudia gli ribadì la sua scelta,egli le disse: “Arrangiati! Io non esisto". Volendo far riconoscere la figlia al legittimo padre, Claudia fece preparare da un legale una lettera che consegnò a mano a Iori. Claudia, in lacrime, riferì a madre e sorella del negativo esito dell’incontro in quanto Iori in tale contesto, additandole l’addome le aveva detto: “Claudia, se tu fai del male a me e ai miei figli te la faccio pagare a te e a quella lì!”. Peraltro successivamente Iori si rabbonì e decise di riconoscere la bambina, chiedendo però la massima riservatezza a tutela di sua madre che – così le diceva – sarebbe morta se avesse saputo della nascita della bambina".
La nascita di Livia Livia è nata il 3 febbraio del 2009 a Lodi, lontana da occhi indiscreti. Il padre la riconobbe ed andò a trovare la madre e la piccola "mostrandosi freddo nei suoi confronti (neanche un bacio od una carezza) e si guardò bene dal partecipare al battesimo nonostante gli avessero garantito la massima riservatezza, in quanto avrebbero partecipato solo i più stretti familiari. Claudia, dopo la nascita di Livia, rimase circa nove mesi nell’abitazione dei genitori ed in tale periodo Iori si recava a far visita a Claudia e alla bimba circa una volta al mese. Iori pretendeva che i genitori di Claudia non fossero presenti durante le sue visite e costoro erano pertanto costretti, obtorto collo, ad allontanarsi da casa prima del suo arrivo".
La quarta figlia All'epoca il primario era alle prese col divorzio dalla prima moglie, dalla quale aveva avuto due bambini, aveva conosciuto e frequentato Claudia, che era rimasta incinta e aveva avuto una bambina. Alla fine di aprile, inizio maggio del 2009, tre mesi dopo la nascita di Livia, la famiglia Ornesi venne informata da una terza persona che l'oculista stava frequentando un'altra donna che, rimasta incinta, avrebbe partorito a fine mese.
L'acquisto dell'appartamento A fine maggio, dopo la nascita dell'altra bambina, Iori incontrò la madre di Claudia e acconsentì ad acquistarle in leasing un appartamento in via Dogali "per non buttare i soldi di un affitto": l'immobile venne acquistato attraverso la società del primario, la Gama Consulting, e "destinato ad uffici e non ad abitazione". In quei mesi versava del denaro per provvedere ai bisogni della bambina, prima 300, poi 400 euro: "vi fu una interruzione del versamento per qualche mese, poi la corresponsione proseguì, ma senza recupero degli importi arretrati".
Le cause del decesso "La morte di Claudia e Livia fu determinata dall’aver le stesse respirato il gas sprigionato dalle bombole da campeggio rinvenute nell’appartamento di via Dogali, dopo aver entrambe ingerito (fatto che aveva comportato il cadere in stato di grave intossicazione) notevoli quantità di alprazolam - principio attivo di diverse specialità medicinali, tra cui lo Xanax – e, fatto nuovo, dopo aver ingerito, la sola Claudia, una molto minore quantità (più o meno una dose clinica) di diazepam, principio attivo di diversi farmaci,il più noto dei quali è il Valium"
"Una vita serena" Secondo il presidente Massa, nel corso del luglio 2011 Claudia Ornesi aveva una "vita tranquilla e serena, nessuna depressione, nessuna richiesta di medicinali ansiolitici, repulsione, anche per motivi religiosi, contro il suicidio". Sono invece state "accertate le menzogne dell’imputato dette prima e dopo il suo arresto, tra cui in specie la falsità della ragione per cui egli portò in casa bombole e fornelli e l’invenzione del litigio per la scoperta del matrimonio".
Le dichiarazioni spontanee Nonostante le ripetute richieste dell'accusa pubblica e privata, "non si è proceduto all'esame dell'imputato in quanto lo Iori non vi ha mai consentito. Peraltro l'imputato ha invece rilasciato, nel corso delle 17 udienze dibattimentali, alcune spontanee dichiarazioni : in quelle, molto lunghe ed articolate, rese all'ultima udienza istruttoria del 20/12/12 è racchiusa e sintetizzata la propria tesi difensiva". Una tesi ritenuta infondata e che l'ha visto condannare all'ergastolo e all'isolamento per due anni.