18-01-2013 ore 14:51 | Cronaca - Cremona
di Riccardo Cremonesi e Andrea Galv

Maurizio Iori condannato all'ergastolo e 2 anni di isolamento diurno per l'omicidio di Claudia Ornesi e della piccola Livia. L'ex primario: "sono innocente, non ho ucciso nessuno". Il video

Nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 luglio 2011 sono state prima tramortite con dello Xanax mescolato al cibo e quindi uccise con il gas dei fornelletti da campo che lo stesso Iori aveva acquistato e quindi portato nell’appartamento di via Dogali, a Crema, dove la donna e la bambina vivevano.

Condannato all'ergastolo
La Corte di Assise di Cremona ha accolto le richieste del pubblico ministero Aldo Celentano e oggi alle 14.30 ha fornito il proprio verdetto: Maurizio Iori è stato condannato all'ergastolo e a 2 anni di isolamento diurno per l'omicidio di Claudia Ornesi e della piccola figlia Livia, di tre anni. Al medico è stata tolta la patria potestà e dovrà versare una provvisionale di 600 mila euro ai parenti delle vittime. Inoltre la sentenza dovrà essere ubblicata sul sito internet del ministero della Giustizia negli albi pretori dei comuni di Crema e di Cremona.

"Nessun suicidio"
Stamattina alle 10, la diciassettesima udienza: dopo le repliche degli avvocati e del pubblico ministero, in tutto meno di un'ora, la Corte s'è ritirata per deliberare. Il collegio difensivo del medico, formato da Cesare Gualazzini e Marco Giusto aveva chiesto l'assoluzione, mentre il pubblico ministero Celentano s'era detto certo che Claudia Ornesi "non avrebbe mai messo in atto un suicidio, perché contrario a quello in cui lei credeva". Impensabile credere che abbia potuto uccidere la sua bambina per fare un dispetto a quel padre che non voleva darle quella considerazione che avrebbe meritato.

"Non ho ucciso nessuno"
Lo stesso Iori, in un clima di fortissima tensione, ha preso la parola per ultimo, dicendo che avrebbe atteso fiducioso le 14.30, l'orario stabilito per la lettura della sentenza, "convinto di essere assolto perché sono innocente, non ho ucciso nessuno". Iori ha aggiunto di aver provato un grande dolore "per aver perso la mia bambina". Tre mesi dopo la scoperta dei due corpi senza vita il medico è stato arrestato e trasferito in carcere. Ha spiegato che la sua vita e la sua reputazione sono state distrutte: "non credo che riuscirò mai a recuperare". L'unica ancora di salvezza il fatto di essere un "credente, questo mi ha consentito di restare in vita tutto questo tempo, di sopportare 15 mesi passati in prigione da persona innocente. Sono sicuro che riconoscerete la mia innocenza e potrò tornare a casa dalla mia famiglia".



Il bivio e le testimonianze
I difensori di parte civile, Marco Severgnini ed Eleonora Pagliari, si sono rivolti alla giuria nel loro brevissimo intervento: "siamo di fronte ad un bivio, ma le testimonianze indicano la via da seguire". In chiusura, una critica ai colleghi della controparte, per aver tentato di infangare la famiglia di Claudia Ornesi attraverso tesi definite "sgradevoli".

I quattro punti "innegabili" della difesa
Ha invece illustrato una memoria di alcune pagine l'avvocato Marco Giusto, difensore dell'ex primario accusato di duplice omicidio, ponendo l'accento su quelli che ritiene essere "quattro punti innegabili: in questo delitto non esiste un movente, Maurizio Iori non possedeva le chiavi dell'appartamento di Claudia Ornesi e nessuno è riuscito a spiegare in che modo avrebbe somministrato lo Xanax alle due vittime".

Le impronte ed il ricorso in Cassazione
Secondo l'avvocato Giusto, a conferma dell'innocenza dell'imputato, il fatto che sopra ogni oggetto repertato dalle forze dell'ordine nella casa di via Dogali vi siano solo impronte di Claudia e di Livia. Incongruenze alle quali è necessario dare una risposta, ha concluso, prima che il collega Cesare Gualazzini ribadisse che "la Corte di Cassazione il 7 febbraio esaminerà il nostro secondo ricorso", dando fondatezza - questa la tesi dell'avvocato - alla loro convinzione, ovvero che si sia trattato di un finto suicidio finito male. Secondo Gualazzini non esisterebbero prove sufficienti a condannare Iori. Rivolgendosi alla corte, poi, ha chiuso il proprio intervento: "se condannerete Iori, non lo condannerete all'ergastolo, lo condannerete a morte, perché non arriverà vivo al processo d'appello".
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