Per la festa di San Pantaleone, patrono della Città e Diocesi di Crema, propongo una serie di dati cronologici, che richiamano nello stesso tempo elementi della biografia del Santo e il rapporto che si è stabilito nei secoli fra il Santo e la storia civile e religiosa di Crema. Il 27 luglio 305: nella città di Nicomedia - oggi Izmit in Turchia - capitale dell'Impero Romano dal 285, è condannato a morte per decapitazione il medico Pantaleone.
Il martirio
Nel momento del Martirio, una voce dal cielo si fece udire: “Tu non ti chiamerai più Pantaleone, ma Panteleimone”. Con questo secondo nome, che significa “misericordioso con tutti”, è ancora invocato nelle chiese, cattoliche e ortodosse, dell'Oriente europeo. Il suo sangue fu raccolto e custodito poi, come preziosa reliquia, a Costantinopoli. Era allora in atto la persecuzione contro i cristiani, iniziata da Diocleziano, con l'Editto del 23 febbraio 303, a cui fecero seguito altri tre Editti persecutori. Così ci informano gli storici contemporanei, Eusabio di Cesarea (265-339) e Lattanzio (fine III sec.-inizio IV): “Si proibisce il culto cristiano, si ordina il sequestro dei libri e degli oggetti sacri e la distruzione delle chiese. Con una disposizione generale a tutti assolutamente, in ogni luogo e città è imposto di sacrificare e di fare libazioni agli idoli”.
L'iconoclastia
La persecuzione si era fatta più violenta quando, il 1 maggio 305, Diocleziano abdicò e prese il potere imperiale Galerio Massimiano, di spirito fazioso e di educazione pagana: questi accolse l'accusa di Cristianesimo, che i medici filargiri avanzorono contro Pantaleone, medico anargiro. Dal 726 al 842 gli Imperatori bizantini, Leone l'Isaurico e Costantino Copronimo, con l'iconoclastia, dichiarano guerra alle immagini sacre e allontanano forzatamente i monaci greci che difendevano le tradizioni cristiane; molti di essi si rifugiano nell'Italia meridionale, accolti nei Monasteri dei Benedettini, in cui si conserveranno anche le espressioni della loro devozione agiografica. Un documento artistico-religioso della devozione orientale a San Pantaleone si può ammirare anche oggi nella Chiesa di Sant’Angelo in Formis (Capua), Chiesa benedettina, in cui la figura di San Pantaleone occupa un posto eminente nella serie degli affreschi medievali.
Il cranio del Santo
Il 1 dicembre 1097 i monaci benedettini di Montecassino vengono a Crema, perché i signori Enrico II e Belisia hanno offerto loro la proprietà della piccola chiesa di Sant’Andrea - quella che in seguito sarà chiamata di San Benedetto - ed hanno portato e diffuso la devozione al Santo medico e martire San Pantaleone, intitolandogli anche uno dei diversi ospedaletti per l'accoglienza e la cura dei malati, che nel Medio Evo c'erano in città. Nel 1317 a Venezia, come risulta da un documento manoscritto, ritrovato nel 2003, nella chiesa di San Simeone, si apre una cassa, portata da Costantinopoli nel 1203 da due veneziani e custodita nel sacrario dell'altare. In essa erano contenute reliquie del cranio di San Pantaleone: trovandosi presenti alcuni Cremaschi, chiesero ed ottennero di portare una reliquia del cranio nella loro Chiesa maggiore, il Duomo, allora in costruzione: qui ancora si conserva, in un reliquiario, dal volto umano, di rifacimento ottocentesco.
Il glorioso Redentore
Il 10 giugno 1361 per la dipendenza politica e religiosa da Milano (1335-1449), si onorava, secondo il calendario milanese, San Pantaleone e a Crema e nel territorio infuriava la peste (nel riquadro a destra). Pietro Terni (1476-1553), il maggiore storico cremasco, nel libro IV, pag 146 della sua Historia scrive: “Il glorioso Redentore la mente aperse de puoveri amalati, che ricorrere si dovessero a Panthaleone Sancto. Fatto il voto, subito nel decimo giuorno di zugno, rimase la terra dala malvagia sorte liberata e il Sancto Protectore fu veduto in aere sopra la terra con la mano distesa”. Luglio 1361 la comunità di Crema, negli Statuti di quell'anno, il cui manoscritto non si è conservato, a un mese dalla liberazione dalla peste, stabilisce di proclamare come nuovo Patrono della Città e Territorio, San Pantaleone, abbandonando i precedenti Patroni, che erano San Sebastiano e San Vittore.
Tre ricorrenze
Negli anni 1484, 1536, 1723: le tre ricorrenze annuali si riferiscono alla pubblicazione degli Statuta /Municipalia Cremae, cioè le leggi e gli ordinamenti della vita civile. Nel capitolo De Festo Divi Panthaleonis è scritto (in Latino): “Ogni abitante di Crema e del suo Territorio, per la devozione e l'onore di San Pantaleone, nostro Protettore, sia obbligato a celebrare il giorno dieci di giugno di ogni anno e il presente decreto si osservi in perpetuo e inviolabilmente”. Inoltre, per la partecipazione alla solenne processione, è stabilita per ogni Confraternita, Vicinia e Parrocchia il contributo, diversificato in libbre, soldi, denari, da offrire al Santo.
L’epidemia di colera
La Comunità di Crema il 24 febbraio 1493. aveva dato l'incarico a fra' Agostino Cazzuli, del Convento di Sant’Agostino, di perorare la causa per ottenere dal convento agostiniano di Genova, una reliquia del braccio di San Pantaleone, là conservata. Ciò che avvenne e la reliquia fu portata nella Chiesa del convento di Sant’Agostino. Con le requisizioni napoleoniche del 1810 anche la reliquia divenne proprietà dell'Ospedale Maggiore: nell'800 fu poi donata alla Cattedrale di Crema, dove si trova tuttora, in un reliquiario di forma cilindrica, che termina con una mano benedicente. L’11 aprile 1580 papa Gregorio XIII (1572-1585), con la Bolla Super Universas, istituisce la Diocesi di Crema e nel novembre successivo nomina il primo Vescovo, Girolamo Diedo. Nel documento papale non viene ricordato San Pantaleone, ma la Chiesa di Crema accolse e ratificò come patrono anche religioso, oltre che civile, il Santo Martire, scelta che era stata propriamente dell'autorità civile. 27 luglio 1836: Crema era stata colpita dall'epidemia di colera e ancora i Cremaschi vollero ricorrere nella preghiera a San Pantaleone, medico e martire, e il 27 luglio, giorno del Martirio, l'epidemia cessò.
La terza reliquia
Nel 2002 una terza reliquia, quella del sangue di San Pantaleone, in piccola porzione, venne donata alla Cattedrale di Crema dal vescovo di Lanciano, monsignor Carlo Ghidelli. La reliquia proveniva da Costantinopoli, dove era documentata in testi greci, e giunse a Ravello (Salerno) per motivo di commerci o “furta sacra” medievali e qui si conserva in una grande ampolla, da cui venne nel tempo distribuita parzialmente ad altre Chiese. A 1710 anni dal Martirio (305-2015) e a 654 dalla proclamazione del Santo quale patrono principale della città e territorio di Crema (1361-2015): la risposta di fede e devozione è affidata a tutti membri della comunità civile e religiosa.