23-11-2013 ore 11:42 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Crema, chiusura del tribunale. Oltre tre ore e mezza di consiglio comunale per la sfiducia al sindaco. Sul banco degli imputati anche Rossoni, Salini e Pizzetti

E' durato oltre tre ore il consiglio comunale richiesto con procedura d'urgenza dalla minoranza per discutere la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Stefania Bonaldi, colpevole di aver "accettato passivamente la trasformazione del tribunale in magazzino di atti giudiziari. Crema merita ben altro". Come il sindaco dovesse o potesse contrastare una decisione del Governo è stato il confine sul quale gli opposti schieramenti si sono confrontati.

"La morte politica"
"Vi sarete accorti, signori firmatari, che con questa mozione non avete fatto altro che rafforzare e rendere granitica questa maggioranza, il cui sostegno, lo dico davvero affettuosamente stasera, mi onora oggi ancora di più". La risposta del sindaco - integrale in allegato - è piuttosto chiara. Con questa iniziativa hanno siglato la propria "morte politica" i firmatari della mozione, ovvero Laura Zanibelli, Antonio Agazzi, Alberto Torrazzi, Battista Arpini, Simone Beretta e Renato Ancorotti.

Due minuti di raccoglimento
Facciamo un passo indietro, per dar conto di come la mancata tutela del territorio e lo scarso rispetto per l'ambiente, le persone e gli animali che ci vivono, nel nostro Paese porti a continue tragedie. Il consiglio comunale ha ricordato con un minuto di silenzio la disgrazia che ha colpito la Sardegna, con il presidente Vincenzo Cappelli che ha quindi ricordato la recente scomparsa di Mario Lucchi, "che per 10 anni è stato consigliere comunale e dimostrato con la sua lunga passione amministrativa grande capacità di ascolto. Uomo attento e disponibile pronto a farsi carico delle esigenze dei propri cittadini, non solo del quartiere di San Bernardino, fu anche attivo nella tutela dei lavoratori, in particolare come rappresentante sindacale della Cisl alla Van den Bergh". Il consiglio lo ricorda con un doveroso minuto di silenzio.

Il referendum popolare di Beretta
Breve comunicazione di Teresa Caso, Pd, a sostegno delle iniziative tese a contrastare la violenza contro le donne, prima del clou della serata, la mozione di sfiducia. Protagonista dell'iniziativa Simone Beretta, PdL. Il sindaco, è stata la sua tesi, "ha dato per scontato fin dall'inizio l'esito finale, abolendo ogni atto di sostegno per il mantenimento del tribunale a Crema". Per Beretta la "soppressione del tribunale e della procura di Crema sono un grave danno inferto allo sviluppo del territorio cremasco. Io lo ritengo un lutto, c'è da sperare in un referendum popolare per riportare a casa il maltolto. S'è rotta la logica di prossimità". Beretta ha sottolineato "il disagio dell'impotenza e la rabbia per l'ingiustizia subita".

L'immobilismo del passato
Nel centrosinistra l'intervento - integrale in allegato - di Beretta è stato seguito in silenzio assoluto. Il capogruppo del Pd, Gianluca Giossi, "sperava prevalesse il buon senso e i proponenti ritirassero la mozione". Non essendo accaduto, non è rimasto che ripercorrere "l'immobilismo del passato", colpevole della chiusura del tribunale di Crema, difeso con "volontà, impegno e abnegazione" dal sindaco Bonaldi. "La riforma del sistema giudiziario ha soppresso 220 sezioni staccate, con alcune proroghe da 3 a 24 mesi per cause pendenti nel civile. Nessun salvataggio è stato comunicato". Chi accusa il sindaco di Crema "non sa ammettere le proprie deficienze".



La delibera disattesa
Giossi non ha peli sulla lingua: "quali azioni avete messo in campo nella precedente amministrazione? Non ricordate la delibera numero 36 del 2012, presentata da Franco Bordo e Martino Boschiroli, non certo rappresentanti di Pdl e Lega oggi così attivi sull'argomento, nella quale si impegnava il sindaco Bruttomesso, dopo una rapida consultazione coi sindaci, a prendere contatti con la regione Lombardia ed il ministero per rappresentare le ragioni del territorio cremasco". Giossi rimarca che quelle persone che oggi chiedono al sindaco di dimettersi, fino ad un anno fa aveva ruoli di spicco nella macchina comunale ma non ha mai chiesto lumi a Gianni Rossoni o a Roberto Maroni.

"Salini non ha fatto niente"
"Cerchiamo di difendere i cittadini ed i loro interessi senza rimpallarci responsabilità" chiede Tino Arpini. "Perdita del tribunale è stata una penalizzazione insopportabile, con implicazioni gravi anche per l'economia, disagi logistici". Per Antonio Agazzi "ci sono responsabilità ben più rilevanti di quelle del sindaco". In estrema sintesi il colpevole è Pizzetti: "ha fatto il cremonese, loro sono così, vivono per depauperare il territorio cremasco di servizi. Lo stesso ha fatto Malvezzi quando era sindaco di Cremona". E Salini? "Difendendo la Bonaldi il presidente della provincia di Cremona, Massimiliano Salini difende se stesso". Entrambi, spiega Agazzi, "non hanno fatto nulla. L'unica cosa che ha fatto Salini in difesa del tribunale? Durante la mia campagna elettorale ha fatto interloquire Lupi con Aiello. Tutto qui".

Le fughe in avanti
La responsabilità del sindaco di Crema? "Certamente è stata sfortunata. Il provvedimento di revisione delle circoscrizioni giudiziarie è divenuto effettivo durante il suo mandato. Rossoni, Cinzia Fontana e Bruno Bruttomesso all'epoca sono andati a Roma, si erano mossi". L'esecutore materiale, non il mandante della mancata salvaguardia del tribunale di Crema, chiude Agazzi, dicendosi d'accordo con Alberto Torazzi, "è Luciano Pizzetti". Il sindaco si sarebbe impegnata, in una prima fase, ma continua a fare "fughe in avanti che indeboliscono il loro". C'è poi stato un momento in cui è "prevalso il realismo" e la battaglia è andata in soffitta.

Il peso dei deputati
Concordando sulla prima parte della mozione, sulla logica sbagliata del taglio lineare del governo che non incide sugli sprechi, Alessandro Boldi, del M5Stelle, ha ricordato che la battaglia in difesa del tribunale "è partita dalla minoranza". Ripercorsa la raccolta firme, rimangono i dubbi sulla 'colpevolezza' del sindaco di Crema: "il sindaco non avrebbe messo in pratica una disobbedienza civile? Non è un'accusa valida. La seconda accusa: si paventa una direzione opposta rispetto al consiglio comunale? Chiediamo ancora chiarimenti. Certo, si può sempre far di più, ma sono motivi sufficienti rispetto alla responsabilità sovracomunale per chiedere al sindaco di dimettersi, di fare nuove elezioni? Forse la colpa è non avere santi in parlamento, non aver vinto una battaglia interna al proprio partito. Chi non ha referenti a Roma non conta nulla". Il Movimento 5 Stelle arriva al punto: "emerge che a Roma si decide sulla nostre sorti non su dati oggettivi ma in grado al peso dei deputati".

Al limite della diffamazione
Nella propria risposta, il sindaco ha voluto sottolineare che "consiglieri firmatari si sono spinti oltre la naturale dialettica che caratterizza il dibattito fra posizioni differenti, assumendosi la responsabilità di offese al limite della diffamazione, ma soprattutto prive di fondamento. In nome del dibattito politico, non si può cadere nella barbarie".

"La passata inettitudine"
"Forse, per distrarre l’attenzione dei cittadini dalla colpevole rimozione del problema operata dalla precedente amministrazione, alcuni dei firmatari pensano di mettere in conto ad altri il prezzo della loro passata inettitudine. Tuttavia - ha spiegato Stefania Bonaldi - questa brutta pagina della politica cremasca è servita perlomeno a tracciare delle biografie, a marcare delle differenze tra una politica di responsabilità e di servizio e una politica degli istinti più ciechi".

La rovina del Paese
"E’ servita a dare risposte sulle ragioni per le quali il Paese intero si è adagiato su un crinale dal quale non riesce a risalire. La causa è nella sommatoria di questi atti di aggressività e di dilettantismo, meschini e lontani dagli interessi collettivi. La causa della rovina del Paese è in questa politica priva di competenza eppure zeppa di arroganza e di visceralità, una politica che diseduca le nuove generazioni, una politica che droga di sé coloro la praticano e ce li consegna per l’eternità, come un debito inestinguibile".

La sfiducia
"Per questo sono io, signori consiglieri firmatari, a sfiduciarvi per tutti i giorni a venire. Sono io a sfiduciarvi, perché cerco di rappresentare con il lavoro quotidiano, con la competenza e con la rettitudine questa comunità, che, credo a differenza di voi, amo profondamente. Una comunità fatta di persone operose, che prendono sul serio la vita e non trovano il tempo di giocare cinicamente alla politica, perché oppresse da problemi che non sfiorano nemmeno il fortino delle vostre illusorie sicurezze".
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