08-07-2013 ore 10:33 | Cronaca - Il Cairo
di don Emilio Lingiardi

Egitto, Il Cairo. La testimonianza del padre francescano Laudatus: "la ribellione voluta dai giovani, ora costruiamo la pace"

Per comprendere meglio la situazione drammatica che si sta verificando in Egitto abbiamo contattato padre Laudatus, egiziano, frate francescano, ricercatore del centro copto più grande del mondo nel quartiere del Musky a Il Cairo.

Quali speranze si aprono in questo momento per la pace in Egitto?
"Proprio questo non è il momento adatto per parlare di pace. E’ il momento del regno delle tenebre politiche. I fratelli musulmani destituiti dal governo cercano a tutti i costi di vendicarsi. Dopo la caduta del loro regime non hanno smesso di seminare paura, terrore in tutto il paese. Hanno organizzato manifestazioni che loro chiamano 'pacifiche' ma che hanno portato 30 morti e 1076 feriti in 19 governatorati.

Quanto è alto il prezzo della libertà?
"Gente innocente sta pagando senza aver nessuna colpa. La settimana scorsa, ad Alessandria, una bellissima giovane è stata uccisa con un colpo di pistola mentre stava guardando le manifestazioni dal balcone del suo appartamento".

Qual è il ruolo dei militari?
"I militari hanno scelto il presidente della corte costituzionale perchè faccia le veci del presidente della Repubblica. Il discorso inaugurale di quest’ultimo è iniziato con le due parole “A nome di Dio”, un inizio che rispetta la fede dei copti senza venir meno a quella dei musulmani. Il presidentre destituito era spiccatamente islamico e coranico".



E' evidente l'intervento degli Stati Uniti?
"Il congresso americano ha ultimamente giustificato la 'seconda edizione' della rivoluzione del 30 giugno non vedendovi la traccia di un colpo militare contrariamente a quanto gli Ikhwan; i Fratelli Musulmani stanno ripetendo.

Quale la risposta degli egiziani?
"Gli egiziani cercano di autofinanziarsi per rispondere ad Obama che ha accennato al ritiro del sussidio USA qualora gli Egiziani non re-instasllassero il loro uomo islamico come presidente dell’Egitto. Un conto bancario (306306) è stato aperto per contribuire al sostegno del paese. Un gesto del genere non poteva essere possibile sotto il governo del presidente destituito. La situazione è molto critica. Obama minaccia la guerra se Morsi non viene re-installato. Preghiamo affinché il congresso che ha manifestato un parere a nostro favore non cambi idea e appoggi la sua richiesta demoniaca".

Chi ha fornito la spinta decisiva alla ribellione?
"I giovani, in quanto colonna del futuro di un paese, anche di una chiesa, per cui nacquero le Gmg, sono i veri protagonisti della caduta del regime di Mubarak e anche quello del suo successore. La loro tattica è stata diversa nei due casi. Questo significa tanto. Ogni situazione è unica. Le soluzioni devono ssere uniche. Questo è lo spirito creativo presso i nostri giovani. Un gruppo di sei giovani, uno dei quali copto, ha notato che dopo un anno sotto il regime retto dai Fratelli Musulmani, l’Egitto non ha fatto un passo in avanti, a tutti i livelli della vita: economico, in modo particolare. Tutto è in aumento.. a tal punto che i più hanno rimpianto il regime del corrotto Mubarak e lo hanno visto altamente migliore di quello del islamista Morsi".



Qual è loro formazione culturale? Ha inciso sulla loro organizzazione?
"A marzo questi giovani studenti di giurisprudenza hanno fatto circolare una carta intitolata Tamarrad, 'ribellati'. Hanno chiesto a coloro che hanno aderito alla loro campagna di mettere oltre al nome, anche il numero della loro carta d’identità o del passaporto. Prima di giungere al giorno fissato per la loro manifestazione,il 30 giugno, avevano raccolto oltre 25 millioni di firme. Convinti che la loro rivoluzione del 25 gennaio 2011 che aveva fatto cadere Mubarak fosse stata 'rubata' da terzi, cioè i Fratelli Musulmani, si sono ben organizzati. Hanno scelto un loro rappresentante: al-Baradei. Hanno incontrato alcuni militari. Risultato molto positivo: hanno manifestato 33 millioni contro il regime. Un’altra volta, la piazza Tahrir diventa centro d’attrazione a livello mondiale grazie ai giovani".

Le comunità cristiane sono a rischio?
"E’ ancora presto per poter rispondere a questa domanda. Per ora, bisogna solo constatare il fatto che i cristiani non sono più isolati dalla scena pubblica e non politica del paese. Ne è prova il fatto che la dichiarazione della caduta dei cosiddetti 'fratelli musulmani' è stata data in presenza di tutti i componenti del paese, compresi i Copti. Basta la presenza del Patriarca copto Tawadros accanto a quella dello sceicco al-Tayyib per dire che cristiani e musulmani fanno parte integrante di questa società".

I Copti godono di maggiore libertà?
"Non possiamo dire per ora che i copti sentono maggiore libertà. Il rapporto islamico-cristiano è un rapporto di amore-odio legato alle circostanze e alle situazioni quotidiane. Do un esempio: gli islamisti dopo la caduta del loro regime hanno iniziato a vedere nei copti i primi fautori di questa caduta e hanno iniziato a vendicarsi. Al Cairo, questo fenomeno non si vede. Quelli dell’Alto Egitto sono quelli che ne soffrono di più".

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
"Nonostante le molte violenze, la chiesa continua a vivere sperando che la vita avrà il sopravvento su tutti questi fenomeni di morte".
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