04-07-2013 ore 12:06 | Cultura - Musica
di Andrea Galvani

Trezzo sull'Adda, Live. Due ore di grande musica, pubblico in visibilio per il concerto milanese dei Van Der Graaf Generator

Una lezione magistrale di rock progressive eseguita con generosità, passione e soprattutto una classe sopraffina. Cavalcate travolgenti costruite su minuscoli frammenti, elementi sonori e ritmici che contraddistinguono la nostra quotidianità: nell'arte dei Van Der Graaf il respiro della modernità, gli ingredienti del mondo tecnologico sembrano combattere, miscelarsi ed inesorabilmente sciogliersi a vantaggio dell'armonia della natura.

Over the hill
Sonorità eccelse accompagnate da un'enorme sapienza portano i Van Der Graaf Generator a dosare ironia e virtuosismo. La serata del Live si apre un quarto d'ora prima delle 22 con Over The Hill: "Let's recount our history, our tale of boom and dust". La scaletta si discosta da quella di Udine della sera precedente. L'intenzione è quella di offrire uno spettacolo unico ogni sera, facendo girare i vari pezzi del repertorio attorno a due brani ritenuti fondamentali nel tour 2013.



Flight
Il primo è Flight, una poetica suite che supera i venti minuti. Pubblicato in A Black Box (Mercury, 1980) è nato - e ne mantiene alcune delle caratteristiche - come pezzo solista; in questa versione per trio è ricamata sul timbro vocale di Hammill: un crescendo funambolico che nasce da un ossessivo giro di pianoforte e grazie alla spinte free e jazz ripercorre alcuni dei paesaggi più noti del progressive, con chiarissimi rimandi ai Crimson. Il messaggio, in musica, è chiaro: Your Time Starts Now.

All That Before
Con Lifetime l'ambientamento si conclude: "I can remember it so well, the bed of roses where we lay, the crown of thorns I was so keen to give away". Un'ora abbondante di musica prepara all'arrivo di All That Before. La serata si trasforma. Anche questo pezzo è inserito in Trisector, del 2008, ma viaggia sui medesimi binari di You really got me: la citazione è di quelle da urlo: 801 live. Il pubblico apprezza e non lo manda certo a dire, regalando la prima standing ovation della serata.



Scorched Earth
Presentando il tour europeo Peter Hammill aveva avvisato il pubblico: "non aspettatevi di sentire dal vivo gli stessi suoni del disco. Non saremo una cover band di noi stessi. Rispetteremo i tratti fondamentali dei nostri pezzi ma cercheremo di reinterpretarli ogni volta". Il lavoro di Hugh Banton e Guy Evans è sopraffino e Scorched Earth - da Godbluff, 1975 - ne è un ottimo esempio. In molti vorrebbero che da questo tour venissero tratti un album o un dvd, per poter riassaporare e tentare di riavvicinare le emozioni provate dal vivo.



A Plague of Lighthouse Keepers
La serata volge al termine, spiega Hammil con un sorriso ed un accordo che strappa un boato. E' il momento che tutti aspettavano, A Plague of Lighthouse Keepers - "un pezzo suonato dal vivo solo un paio di volte", sostiene Hammill - il tributo ad uno degli album più amati - soprattutto in Italia - dei Van Der Graaf, Pawn Hearts. Pubblicato nel 1971 rimane tanto splendido quanto attuale, nonostante la mancanza del sax di David Jackson. Quelli che seguono sono 23 minuti di musica eterni, un balsamo che rende ogni cosa migliore.

Gog
Hammil, Banton e Evans, che si sono concessi fino all'ultima goccia, suonando davvero, senza ricorrere a mezzucci o aiuti tecnologici, prendono fiato, si godono il meritatissimo tributo del pubblico: tutti in piedi a spellarsi le mani, commossi, stravolti da tanta grazia. L'ultimo saluto viene da Still life, dal 1976, con Gog: Will you not run from this and love me for one more life?.
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